Nella Russia sovietica tre uomini vengono sbattuti in prigione.
“io sono qui perché facevo sempre tardi al lavoro e mi hanno accusato di non fare abbastanza per la collettività” dice il primo prigioniero
“io sono qui perché arrivavo sempre in anticipo e mi hanno accusato di essere una spia Americana” dice il secondo
“e tu perché sei qui?” chiedono al terzo prigioniero
“io arrivavo sempre puntuale e mi hanno accusato di possedere un orologio svizzero”
Tra i vari argomenti contro il libero mercato tutti abbiamo sentito il classico “se lasci il mercato libero poi si formano cartelli e monopoli che danneggiano i consumatori”. La portata propagandistica di questo messaggio è così grande che davvero pochi ne conoscono le confutazioni, anche tra i liberali. Rimediamo.
Distinzione tra cartelli, monopoli e statalismo
Cartelli e monopoli sono spesso confusi, ma sono due cose diverse che condividono alcuni meccanismi. Il cartello è quando un gruppo di aziende si mette d’accordo per fare qualche pratica “sporca”, in genere alzare i prezzi o limitare l’accesso al mercato, mentre il monopolio è quando un’azienda è l’unica a lavorare in un determinato settore o, in alcune definizioni meno precise, una delle poche.
Dobbiamo subito fare la distinzione tra libero mercato e mercato con intervento statale. Molte persone si confondono e fanno esempi di monopoli citando situazioni dove lo Stato è intervenuto e ha garantito l’esclusiva a determinate aziende tramite accordi speciali. Questo è infatti il modo in cui il termine monopolio è stato usato per centinaia di anni, quando gli Stati garantivano vari privilegi. Se lo Stato impone a tutti di servirsi da determinate persone, o comunque lo impone di fatto, è inevitabile che ci sarà un aumento dei prezzi e una diminuzione della qualità dei servizi, perché mancano i meccanismi economici che sostituirebbero questi inefficienti monopolisti anche lì dove le aziende dovessero avere buone intenzioni.
Tuttavia in questo articolo ci interessano monopoli e cartelli in libero mercato, essendo che l’argomento che dobbiamo smontare è che il libero mercato danneggia i consumatori tramite monopoli.
Cartelli, possono funzionare?
L’argomento principale relativo al cartello è questo: “se un gruppo d’aziende fa cartello, allora può alzare i prezzi fino e fregare i consumatori”. Ok, questo scenario è plausibile, ma cosa succede se delle aziende alzano troppo i prezzi?
Nel libero mercato le aziende sono stimolate a tenere i prezzi bassi proprio per evitare il formarsi della concorrenza. Infatti se le aziende alzano troppo i prezzi, altre aziende entreranno in quel settore perché un prezzo alto significa maggior profitto e quindi la possibilità di guadagnare nonostante una produzione più inefficiente, tipica dei nuovi arrivati in un settore. Essendoci poi ampi margini di guadagno rispetto ai prezzi del cartello, i nuovi arrivati potranno fare prezzi più bassi del cartello, guadagnando quote di mercato.
Quindi questo temibile cartello dovrebbe spendere ingenti risorse per convincere ogni nuovo arrivato a far parte del cartello, ma essendo il mercato libero sarà impossibile chiudere la porta a tutti. Gli stessi lavoratori di un’azienda di cartello potrebbero decidere di abbandonare il cartello e mettersi in concorrenza con l’azienda che fa cartello. Si tratta quindi di una tattica suicida.
Non solo, ma quale incentivo hanno le aziende a rispettare le condizioni proposte dal cartello? È vero che le aziende possono dirsi “ok, facciamo questo prezzo alto”, ma così facendo aprono la porta alla concorrenza delle stesse aziende del cartello. Nessuno vieta ad un membro del cartello di vendere la merce ad un prezzo più basso, alle spalle del cartello stesso, guadagnando quindi più dei suoi “alleati”. Chi immagina un mondo dove le persone compiono ogni disonestà pur di fare profitti, perché poi immagina anche che i membri di un cartello finiscono con l’essere onesti e senza tradire i propri alleati?
Fare cartello senza l’aiuto dello Stato non è quindi una buona idea.
Non ci è poi noto come farebbero questi cartelli a limitare l’accesso al mercato della concorrenza senza lo Stato. Tutti gli esempi di limitazione d’accesso al mercato effettuate da un cartello ai danni della concorrenza, avviene sempre tramite coercizione statale. Certo, un cartello potrebbe in teoria comprare ogni persona che cerca di entrare nel mercato, ma a parte il fatto che dovrebbe avere soldi virtualmente infiniti per farlo, perché sarebbe un gesto sbagliato? La concorrenza non è obbligatoria, è un fenomeno spontaneo, e se qualcuno è intenzionato ad entrare in un settore ma preferisce vendere la sua azienda “presto”, ad un cartello, che male fa agli altri? La decisione è stata libera.
Monopoli, possono funzionare?
Parliamo adesso dei monopoli.
Partiamo da un fatto che tendiamo a dimenticare, ovvero che gli altri non ci devono niente. Ciò che è proprietà degli altri, è degli altri. Non importa quanto desideriamo la roba d’altri, siamo noi che dobbiamo convincerli a cederla, e questo è un fatto della vita. Non sta bene comportarci come se qualcosa ci sia dovuto. Fatta questa paternale, parliamo invece di cosa succede con il mercato, e perché è così efficiente a darci ciò che desideriamo anche in presenza di monopoli.
In genere la critica più comune è che i monopoli tengono i prezzi troppo bassi, infatti sono disposti a vendere sottocosto in modo da escludere la concorrenza. Questa è una critica strana. Bisognerebbe essere felici del fatto che ci siano aziende che pratichino prezzi “bassi” e addirittura sottocosto, perché così ci sono più risorse disponibili sul mercato e quindi più bisogni vengono soddisfatti. I prezzi bassi sono una cosa bella.
Il problema potrebbe essere che così facendo però eliminano la concorrenza e quindi il monopolista dapprima abbasserà il prezzo e poi, una volta eliminata la concorrenza, lo rialzerà e così facendo si macchierà di speculazione e vincerà sempre. Quello che chi propone questo argomento però dimentica è che, aumentando il prezzo, il monopolista si espone di nuovo alla concorrenza. Infatti anche se il monopolista dovesse avere le risorse per vendere sottocosto così a lungo da eliminare la concorrenza, quando poi si trova a dover rialzare i prezzi deve comunque garantirsi un profitto. E in quel margine c’è la possibilità che nasca di nuovo la concorrenza, che potrà più facilmente inserirsi sul mercato perché il margine dovrà essere alquanto ampio, altrimenti non avrebbe avuto senso vendere sottocosto in primo luogo.
Di fatto un monopolista non può sfuggire alla concorrenza. Se vende a prezzi troppo alti, invita la concorrenza, e perderà il suo ruolo di monopolista e i consumatori saranno soddisfatti. Se vende a prezzi troppo bassi, fallisce perché non riesce a sostenersi oppure elimina la concorrenza temporaneamente, ma quando poi proverà a rialzare i prezzi la concorrenza avrà ampi margini di profitto in cui operare.
Un’altra critica è che il monopolista farà prodotti scadenti, ma anche qui basti pensare che se il prodotto è scadente, altri vorranno produrlo.
Eventualmente quindi l’unico monopolista possibile è un monopolista che soddisfa i consumatori e produce in maniera efficente nel lungo periodo. Ammesso che possa esistere un monopolista puro, le persone dimenticano che la concorrenza non deve esistere a tutti i costi. Esiste se si forma naturalmente, perché le persone vogliono produrre determinati beni e partecipano quindi ad un settore, e lo fanno in maniera da soddisfare i clienti e rientrare nei costi. La concorrenza aumenta poi la varietà dei beni, può causare un abbassamento dei prezzi e ha altre conseguenze sociali positive, ma ciò non significa che deve esistere ad ogni costo. Immaginate, per assurdo, se ci fosse una sola persona al mondo disposta a produrre sgabelli. Dovremmo prendere delle persone, schiavizzarle, e costringerle a fare sgabelli in modo da generare concorrenza? Sarebbe una violenza insensata che dovrebbe farci capire il fatto che la concorrenza non è necessaria.
Certo, se elimini la concorrenza artificialmente, cioè come fa lo Stato con le licenze, i permessi e altre barriere all’ingresso, chiaramente avrai dei monopoli cattivi, che fanno quello che vogliono.
Se però la concorrenza non c’è, non significa che va creata, semplicemente significa che non ha motivo di esistere, per volontà degli uomini.
Giusto per completezza riporto l’ultimo argomento anti-monopoli, cioè quello del monopolista che compra la concorrenza. Come abbiamo detto, non c’è motivo per la concorrenza di esistere se non si forma dalla volontà degli uomini di partecipare ad un determinato settore. Pertanto se un monopolista compra un potenziale concorrente, fa felice quella persona. E più concorrenti compra, più stimola nuovi concorrenti a nascere, nella speranza di essere acquistati. Ovviamente poi il monopolista dovrebbe avere soldi infiniti per comprare infinita concorrenza, e ciò sarebbe assurdo in libero mercato (ma non è purtroppo assurdo nei nostri mercati non liberi, dove le banche centrali stampano moneta e le banche possono avere riserva frazionaria, fornendo quindi immensi capitali a chi è collegato con lo Stato, ma questo è un discorso per un altro articolo).
Negli Stati Uniti tre uomini d’affari vengono sbattuti in prigione.
“io sono qui perché facevo prezzi troppo bassi e mi hanno accusato di concorrenza sleale” dice il primo prigioniero
“io sono qui perché facevo prezzi troppo alti e mi hanno accusato di speculazione” dice il secondo
“e tu perché sei qui?” chiedono al terzo prigioniero
“io facevo gli stessi prezzi degli altri e mi hanno accusato di aver fatto cartello”
Storie di cartelli e monopoli che provano che io ho ragione (e gli altri no!)
Non c’è mai stato un assoluto libero mercato, ma ogni tanto ci siamo avvicinati ad esso. Allora dopo aver visto cosa succede in teoria, vediamo cosa è successo in pratica nel corso della storia.
Il cartello tedesco del bromo
La storia della sfida tra l’americano Herbert Dow e il cartello tedesco del bromo (Bromkonvention) è fatta di accordi segreti, tradimenti e vittorie inaspettate.
Sicuramente l’episodio più interessante di questa lunga sfida avviene quando il cartello tedesco, supportato attivamente dallo Stato, era riuscito a fissare il prezzo del bromo a 49centesimi/lbs.
Dow, tuttavia, riusciva a produrre e vendere il bromo a 35centesimi/lbs. I Tedeschi quindi minacciarono Dow di vendere valanghe di Bromo in america a pochi centesimi. Dow ignorò le minacce e continuò a vendere al suo prezzo ribassato. Così il cartello tedesco iniziò a vendere il bromo in america a 15centesimi/lbs.
A questo punto Dow, che fesso non era, fece una cosa semplicissima: iniziò a comprare in segreto il bromo venduto dai tedeschi a 15centesimi e a rivenderlo a 27centesimi. Il cartello dei tedeschi quindi, che contava sul mantenimento di un prezzo alto del Bromo in tutto il mondo, si trovò ad aiutare il concorrente.
Robber Barons
Tra le figure mitologiche degli anti-monopolisti ci sono sicuramente i Robber Barons, i “baroni ladroni”, questi industriali che avrebbero rubato alla “collettività” tramite monopoli, cartelli e altre pratiche scorrette concesse dal libero mercato.
Analizzare nel dettaglio tutti i cosiddetti baroni richiederebbe un libro intero, e infatti The Myth of Robber Barons di Burt Folsom è probabilmente più adatto allo scopo. Ma è necessario fare un distinguo. Nella lista di wikipedia appaiono persone come Leland Stanford che usò le sue conoscenze politiche come senatore dalla California per far passare una legge che garantiva il monopolio alla Central Pacific. Ma dove sarebbe il libero mercato nelle azioni di Leland Stanford se ha usato lo Stato? Questo è un chiaro caso di monopolio tramite Stato.
Similmente sempre nell’articolo di wikipedia viene fatto l’esempio di Cornelius Vanderbilt, in quanto fu il primo a vedersi appioppato il termine Robber Baron dal New York Times. Eppure quale sarebbe stata la pratica scorretta di Vanderbilt? Leggiamo l’accusa come riportata da wikipedia:
Il primo uso [del termine Robber Baron] fu contro Vanderbilt, per aver preso soldi da spedizionieri costosi e sovvenzionati dal governo, al fine di non competere sulle loro tratte. Questi spedizionieri si erano visti assegnate speciali tratte dallo stato, ma dicevano al legislatore che i costi erano così alti che dovevano fare prezzi alti e anche ricevere soldi extra dai taxpayers. La compagnia privata di Vanderbilt invece iniziò a lavorare sulle stesse tratte, ad una frazione del prezzo della concorrenza, riuscendo a fare enormi profitti senza i sussidi statali. Così, le compagnie sovvenzionate dallo Stato iniziarono a pagare Vanderbilt per non lavorare più su quelle tratte. Un critico di queste tattiche disegnò Vanderbilt come un barone feudale, che chiedeva il pedaggio
Ebbene sì, Vanderbilt venne accusato di essere un ladro per aver offerto un servizio migliore delle compagnie sovvenzionate dallo Stato, ad un prezzo più basso, e aver comunque fatto un profitto. Poveri consumatori! Solo dopo decise di non fare più quelle tratte, e chiese invece soldi per non partecipare al mercato. Chiaramente una mossa del genere fu possibile proprio perché il governo sovvenzionava le aziende che facevano quelle tratte, le quali quindi giravano i soldi del governo a Vanderbilt per giustificare la propria esistenza. E quindi dove sarebbe in questo caso il Robber Baron monopolista di libero mercato?
Anche la famosa storia di Rockefeller e della Standard Oil, non è esattamente la storia di un terribile imbroglione monopolista. Sarebbe troppo lunga da raccontare qui in dettaglio, dopotutto la realtà non è semplice. Ma consideriamo solo che se la Standard Oil aveva accumulato una ricchezza incredibile e una quota di mercato notevole, nel farlo aveva trovato il modo di creare oltre 300 prodotti dagli scarti, e aveva fatto scendere il prezzo del kerosene dai 30centesimi del 1869 agli 8centesimi del 1880. Anche quando le procedure federali per la scissione della Standard Oil per il suo “monopolio” furono completate, la Standard Oil aveva già perso notevoli quote di mercato rispetto a quando era iniziata la procedura.
Queste storie di “monopoli” non sono quindi così semplici e dirette come ci vengono raccontate comunemente.
Monopoli e cartelli sono sbagliati, tranne se…
Le stesse persone che si preoccupano di monopoli e cartelli non si preoccupano però dei monopoli e cartelli creati dallo Stato, che operano grazie alla coercizione:
Il cartello dell’Ordine dei Medici, e di tanti altri ordini professionali, viene completamente ignorato. Quello va bene nonostante pratichi proprio ciò che viene temuto, ovvero un accordo volto ad escludere la concorrenza, tenere alti i prezzi e limitare l’innovazione imprenditoriale.
Negli USA per via del cartello di Stato chiamato AMA negli USA ci sono 24.5 medici ogni 10mila abitanti contro i 37.6 ogni 10mila dell’Italia, i 40.5 ogni 10mila della Svizzera, o i 38.5 ogni 10mila della Germania. L’AMA, e gli equivalenti in tutto il mondo, limitano il numero di medici e altri lavoratori nell’industria sanitaria, togliendo alle persone la possibilità di accedere alle cure, peggiorando la qualità della vita e di fatto uccidendo. Eppure chi blatera contro il libero mercato perché dice che crea monopoli e cartelli, non lo vedo mai opporsi ai cartelli veri creati dallo Stato e tenuti in piedi solo tramite la forza.
E poi lo Stato che dovrebbe limitare i monopoli ha però il monopolio sul decidere cosa è monopolio e cosa non lo è, quali monopoli fanno male al mercato e via dicendo. Sarà una stranezza piccola per alcuni, ma è pur sempre una bella stranezza secondo me.
Altre robe filosofiche
Cosa è esattamente un monopolio?
Per esempio immaginiamo che in una società Libera esiste solo un fornitore di servizi telefonici perché ha costruito tutta l’infrastruttura su rame. Qualcuno lo accuserà di monopolio, ma su cosa ha esattamente il monopolio? Sui telefoni, certo, ma chi ti vieta di mandare una lettera o magari gridare? Chi ti vieta di usare dei walkie-talkie? Avere il monopolio dei telefoni non significa avere il monopolio delle comunicazioni.
Infatti proprio nel nostro mondo potete notare che aziende che sono vicine al monopolio in un settore dicono di far parte di un settore più grande. Ad esempio Google dice che opera nell’advertising, perché sa che se dovesse dire di lavorare nel settore dei motori di ricerca, la sua natura di monopolio potrebbe diventare troppo evidente. Un giochetto da avvocati per combattere lo Stato, ma necessario data la natura vaga del concetto di monopolio e i capricci delle corti pubbliche.
E in una società libera nessuno ti vieta di usare il tuo telefono, sulle tue linee e via dicendo. Certo, creare un’infrastruttura vasta è un compito titanico, ma se è un compito titanico non è allora meritato il monopolio che le aziende così guadagnano? Se qualcosa diventa realtà grazie allo sforzo di un monopolista al punto che lo diamo per scontato, non è ingratitudine lamentarsi?
Certo, riteniamo che i binari, o le reti telefoniche, o le condutture dell’acqua che oggi sfruttiamo debbano essere costruite dallo Stato, ma non è sempre stato così. Numerosi binari che portavano da A a B erano stati creati da privati, allo scopo di servire i loro interessi, al punto da risultare monopolisti per quelle zone. Ma se questi imprenditori non avessero posato quei primi binari, non ci sarebbe stato nulla.
Inoltre stiamo attenti a non farci ingannare dallo Stato, ancora una volta, perché tante cose che oggi usiamo sono irrinunciabili anche per colpa dello Stato. Pensate bene a quanto usate ogni giorno, anche per svago o lavoro. Immaginate che vogliate cambiare vita e rinunciarvi, anche se vi portano dei benefici. Potete farlo? In teoria sì, ma in pratica non potete, e non per colpa della società. Lo Stato pretende che abbiamo la PEC e quindi siamo obbligati ad avere internet. Lo Stato pretende che riceviamo lo stipendio sul conto in banca, e la banca pretende che abbiamo un numero di telefono. Lo Stato pretende che facciamo la dichiarazione dei redditi e quindi dobbiamo servirci presso CAF e commercialisti, o affittare o comprare computer, o comprare carta, penne, o anche solo spendere risorse per imparare a leggere e scrivere! (sto esagerando? Però è vero). La lista di necessità creata dallo Stato è lunga. Lo Stato dunque pretende e pretende, e così ci costringe a comprare determinati beni e servizi, che poi ci vengono offerti dalle aziende private che acquisiscono anche una sorta di vantaggio, o monopolio, proprio per colpa dello Stato.
Per fare un esempio assurdodi questo ultimo punto, pensiamo a cosa ha combinato lo Stato della Corea del Sud, che in teoria dovrebbe essere pure un amministratore che lascia godere di una decente libertà economica: nel 1999 obbligò gli ecommerce ad usare un certificato digitale speciale che usa una tecnologia della Microsoft chiamata ActiveX. Questa tecnologia andò già in completo disuso nei primi anni del 2000 e funzionava principalmente su Windows e sull’ormai vetusto Internet Explorer. Di fatto lo Stato ha condannato i Coreani per decenni a subire il monopolio della Microsoft e di Internet Explorer, nonostante il mondo stesse scegliendo liberamente altri browser.
Se teniamo gli occhi aperti, episodi del genere non mancano: è lo Stato che nella sua stupidità spesso costringe le persone a servirsi presso determinate aziende, e crea monopoli indirettamente e involontariamente, bloccando anche il progresso tecnologico.
Conclusione
Con questo articolo ho voluto solo darvi qualche input per approfondire alcune vicende storiche e non farvi abbindolare dagli argomenti più banali, che occupano la bocca della maggioranza.Non viviamo in un mondo Libero e sicuramente possono esistere nella nostra realtà monopoli e cartelli molto discutibili se non proprio da aborrire. Ma non essendo frutto del libero mercato, non possono essere usati come argomento contro il libero mercato.